Chiesa di S. Apollonia a Rallo
Santa Apollonia era nativa dell’Egitto. Resta famosa per il suo patrocinio – contro il mal di denti – e per il martirio subìto. Nella narrazione di S. Dionigi, si racconta che era una diaconessa, quindi una donna avanti negli anni. Fu arrestata perché cristiana. I suoi persecutori le percossero il volto, fino a farle cadere tutti i denti. Acceso poi un rogo davanti alla città, minacciavano di bruciarla viva se non si fosse decisa a pronunciare un giuramento di devozione agli idoli. Essa domandò agli aguzzini di allentarle un po’ le catene con cui era legata. Appena ebbe un minimo di spazio, si slanciò in mezzo al fuoco, lasciandosi divorare dalle fiamme.
Sono conservate reliquie di S. Apollonia in molte chiese cristiane (S. Maria in Trastevere, S. Lorenzo fuori le Mura, Napoli, Anversa, Liegi, Colonia). La maggior parte di esse è costituita da denti o da frammenti di mandibola. Racconti posteriori agli Atti dei martiri, hanno trasformato Apollonia in una giovane nobile e bella. Il fatto comunque che abbia perduto la dentatura a causa delle violenze dei suoi persecutori – o che le siano stati cavati tutti i denti -l’ha resa non solo patrona dei dentisti, ma anche di quanti soffrono il mal di denti.
La martire visse nel III secolo: il suo culto si diffuse subito in Occidente.
In Trentino c’è solo una parrocchia che ha per titolare S. Apollonia: Bosco di Civezzano, dove esiste una chiesetta a lei dedicata nel 1600. A Rallo è compatrona con S. Antonio abate. La sua chiesa, ricordata già nel 1200, viene citata anche nella visita pastorale del 1537 (aveva un prete di nome Giacomo). Dopo un grande incendio, fu interamente ricostruita dal 1872 e consacrata nel 1877. Il costruttore, su progetto del trentino Luigi Liberi, fu il maestro muratore Chierzi di Tuenno. Il materiale da costruzione era stato tolto alla distrutta chiesa di S. Spirito nell’estimo di Pavillo (dove finì e ancora è venerata la pala della Pentecoste, un tempo custodita nell’ospizio di S. Spirito). La chiesa di Rallo, in stile neoclassico, ha una facciata a capanna. L’interno è sobrio e lindo, con avvolto a botte e cupola sopra il presbiterio. Finestre con vetri policromi impreziosiscono l’ambiente. Nel 1961 la chiesa fu ampliata da d. Aldo Dalponte e riconsacrata dall’arcivescovo Gottardi nel 1963. Dietro il moderno altare maggiore è appesa la pala con i santi Antonio e Paolo eremita, opera di Agostino Aldi, che la copiò a fine ‘800 dal soggetto dipinto per la parrocchiale di Riva da Ignazio Oliari. Sopra la parete destra del presbiterio si vede il quadro seicentesco di S. Barbara e S. Apollonia molto scurito da tempo. Staccato dalla chiesa, sulla sinistra, si eleva il campanile del 1573, sopravvissuto all’incendio del 1866 che aveva liquefatto anche le campane. Esse vennero fuse due anni dopo dal Chiappani di Trento. Asportate durante la guerra mondiale, furono di nuovo rifuse dalla fonderia Cavadini di Verona negli anni ‘20.